VISITARE GLI INFERMI

Nella Rivelazione per indicare la visita al malato viene a volte usato un termine che in profondità significa “ascoltare” il malato, lasciare che sia lui a guidare il rapporto, non fare nulla di più di quanto egli consente, il malato è il maestro!
Nella situazione di solitudine e impotenza in cui spesso si trova, il malato chiede, a chi gli si fa vicino, di essere ascoltato, chiede di essere accettato nella sua situazione, anche se ciò che è, fa o dice non dovesse incontrare l’approvazione dei visitatori.
«Ascoltate la mia parola, sia questa la consolazione che mi date» dice Giobbe (Gb21,2).
Ascoltare è lasciar essere presente l’altro e visitare il malato significa riconoscere e rispettare il suo spazio.

 

VISITARE I CARCERATI

«Ero carcerato e siete venuti a visitarmi» (Mt 25,36), le parole di Gesù presentano il carcerato come persona bisognosa di cura e di relazione maggiore perché egli porta lo stigma di una colpa, di un delitto commesso.
Ma Gesù, che si è fatto compagno di peccatori e persone disoneste annunciando a tutti la comunione di Dio e la possibilità della conversione, non esita a identificarsi con chi è privato della libertà in prigione, il carcerato non cessa di essere parte della comunità cristiana.
L’autore della lettera agli Ebrei scrive: «Ricordatevi dei carcerati come se foste loro compagni di carcere» (Eb 13,3).
Questo ricordo pone il carcerato al cuore della comunità cristiana.

 


SEPPELLIRE I MORTI

Il libro della Siracide esorta:
«Al morto non negare la tua benevolenza» e «seppelliscine il corpo secondo il suo rito e non trascurare la sua tomba». (Sir 7,33.38,16).
Il rispetto del cadavere, già notevole nell’Antico Testamento si accresce nel Nuovo, dove la sepoltura di Gesù in una tomba nuova e la cura del suo corpo deposto dalla croce avvolto in un candido lenzuolo, fanno parte dell’annuncio di resurrezione che la fede della Chiesa ha proclamato e trasmesso di generazione in generazione.
Riflettere oggi sulla sepoltura pone l’uomo di fronte all’interrogativo basilare che la morte costituisce per lui, aiutandolo a discernere ciò che è essenziale nell’esistenza.