CONSIGLIARE I DUBBIOSI

 

In una società proiettata quasi in continuazione verso cambiamenti di ogni genere, e bombardata da infinite parole di maestri di ogni specie, non sarà certo una novità che sorgano negli animi della nostra gente dubbi su molti fronti e in particolare sull’esistenza di Dio, su Gesù Cristo, sull’aldilà.

Il dubbio a volte lacera l’esistenza, mette a dura prova l’intelligenza e provoca fortemente il cuore che è fatto per vivere in pace e per amare.

Tuttavia il dubbio può essere visto anche in senso positivo, come parte della struttura stessa della fede nel Dio d’Israele.

Il dubbio “buono”, positivo, in tal senso arricchisce la fede della dimensione dell’umiltà, ed evita che vi sia arroganza, imposizione.

L’arte del consigliare richiede essa stessa umiltà, accettazione di “non possedere la verità”, richiede la capacità di comprendere la situazione dell’altro, e nello stesso tempo esige la libertà, cioè la capacità di uscire da luoghi comuni, di sentire la sofferenza di colui che dubita, senza giudicarla…

Insomma il consigliare trova la sua ragion d’essere in una relazione di fiducia.

La fiducia si può ricercare e trovare in una persona, in qualcuno che non deve dire tutto quanto si deve fare, ma che aiuta a trovare la risposta che già abita nell’uomo.

Nella fede, la Parola di Dio aiuta a leggere e accettare il dubbio e a trovare la fonte dove alimentarsi per illuminare il “consigliare”.

La fede nasce dall’ascolto della parola di Dio.

Gesù, infatti, ha ordinato: andate e ammaestrate (Mt 28,18-20).

E San Paolo conferma: “La fede dipende dalla predicazione e la predicazione, a sua volta, si attua per la parola di Cristo”. (Rm 10,17).

Proprio per questo sarà necessario suscitare in tutti un nuovo ascolto della Parola di Dio.

E allora ci domandiamo: A chi è stato assegnato il compito di proclamare la Parola di Dio?

A tutti i battezzati, nessuno escluso.

Tutti, infatti, abbiamo l’obbligo di testimoniare la nostra fede, tutti siamo tenuti a istruirci in essa, tutti a diffonderla e tutti a dare una mano a quelli che vacillano.

Con Umiltà.

 

 

 

 

INSEGNARE AGLI IGNORANTI

 

Ciò che abbiamo udito e conosciuto e ciò che i nostri padri ci hanno raccontato, non lo terremo nascosto ai nostri figli.

Diremo alle generazioni che verranno le lodi del Signore, la sua potenza e le meraviglie che egli ha compiuto (cf Sal 78,3-49).

Ogni comunità di cristiani deve impegnarsi a trasmettere, attraverso una buona catechesi, le ragioni della propria fede, speranza e carità, agli uomini del nostro tempo.

Come può la gente, distratta da mille preoccupazioni e sviata da tanti messaggi di cattivi maestri, approfondire il mistero di Dio così come ci è stato svelato da Gesù Cristo, se nessuno ne parla?

E come conoscere Gesù, Unico Salvatore del mondo, se le bocche dei cristiani rimangono cucite?

Certo è molto importante conoscere l’uomo d’oggi per usare le migliori tecniche di persuasione, ma soprattutto è necessario che i cristiani e le varie comunità si prestino al mondo come veri testimoni di ciò che annunciano e come persone che sanno amare, comprendere e rispettare la buona fede di tutti.

Oggi come oggi è necessario insegnare, in chiesa e fuori chiesa, con gli scritti e con tutti i mezzi di comunicazione sociale, così da poter arrivare a tutti, ai distratti e a quelli che cercano, e non sono pochi, a quelli che vogliono e a quelli che non vogliono, perché Cristo e il suo amore per ogni uomo sia conosciuto e il suo Regno e la sua giustizia regnino nel nostro mondo.