Quei “preti scomodi” che hanno annunciato Cristo senza compromessi

 

Papa Francesco ricordando in occasioni diverse i sacerdoti don Zeno Saltini, don Primo Mazzolari, padre Pino Puglisi, don Lorenzo Milani e don Tonino Bello, ci indica con premura attenta di pastore, attraverso un sentiero di spiritualità che ripercorre le orme di queste figure sacerdotali del nostro tempo, alcune forme concrete di “Chiesa in uscita”.

A prima vista, quello che sembra accomunare questi sacerdoti è una definizione

giornalisticamente ben riuscita: quell’essere definiti “preti scomodi” che, seppur d’effetto, limita molto la conoscenza del loro spessore spirituale e pastorale.

La caratteristica realmente comune è, invece, il loro possedere uno sguardo profetico che ha saputo annunciare Cristo senza compromessi con la mondanità, senza rinchiudersi nelle sicurezze terrene, ma, anzi, guardando oltre l’orizzonte delle aspettative umane. Ripercorrendo il loro percorso di fede, tracciato spesso in solitudine ma con profondità

e autenticità, si intuisce perché il tempo non l’abbia potuto cancellare.

E come l’anima popolare, a sua volta, non l’abbia potuto dimenticare.

Ciascuno di loro ha lasciato tracce, insegnamenti e spunti validi ancora per il nostro contesto, cui Francesco ridà attualità raccogliendoli e rilanciandoli.

Di fronte alle sofferenze di bambini orfani o segnati dal disagio, don Zeno Saltini intuì che l’unico linguaggio che essi comprendevano era quello dell’amore.

Pertanto, seppe individuare una peculiare forma di società dove non c’è spazio per l’isolamento o la solitudine, ma vige il principio della collaborazione tra diverse famiglie, dove i membri si riconoscono fratelli nella fede».

Don Primo e  don Lorenzo, «due parroci che hanno lasciato una traccia luminosa»; parroci che «sono la forza della Chiesa in Italia» e che «quando sono i volti di un clero non clericale» danno vita a «un vero e proprio “magistero dei parroci”, che fa tanto bene a tutti».

Il tratto profetico di don Primo Mazzolari si realizzava nell’amare il proprio tempo, nel legarsi alla vita delle persone che incontrava, nel cogliere ogni possibilità di annunciare la misericordia di Dio».

Come non sentirci spronati, anche oggi, da questa missione di annuncio e di misericordia da declinare nel tempo in cui ci è dato di vivere?

Il lascito don Lorenzo Milani, che ancora ci interpella: «Ridare ai poveri la parola, perché senza la parola non c’è dignità e quindi neanche libertà e giustizia».

Un insegnamento che «vale a suo modo anche per i nostri tempi, in cui solo possedere

la parola può permettere di discernere tra i tanti e spesso confusi messaggi che ci piovono addosso e di dare espressione alle istanze profonde del proprio cuore, come pure alle attese di giustizia di tanti fratelli e sorelle che aspettano giustizia».

La pace nel Mediterraneo, quella terra, che don Tonino Bello chiamava una “terra-finestra” — rimandando, a sua volta alla “storiografia del profondo” di Giorgio La Pira — da cui poter «osservare tutte le povertà che incombono sulla storia», è possibile agire concretamente oggi per contribuire a trasformare questo “bacino di civiltà” da “arco di guerra teso” in “arca di pace accogliente”. Parole attualissime proprio oggi che la Chiesa in Italia è impegnata nel costruire un Mediterraneo di pace per superare i conifitti dei Paesi rivieraschi e le morti dei migranti in mare.

Se pensiamo, infine, a padre Pino Puglisi, «sacerdote esemplare, dedito specialmente alla pastorale giovanile».

Una missione educativa attraverso cui «educando i ragazzi secondo il Vangelo li sottraeva alla malavita, e così questa ha cercato di sconfiggerlo uccidendolo.

In realtà, però, è lui che ha vinto, con Cristo Risorto».

Padre Puglisi è stato un prete che faceva paura alla mafia perché predicava l’amore nei territori dominati dalla malavita e smascherava l’orrore, la menzogna e la blasfemia che si celavano dietro al codice d’onore mafioso.

Abbiamo oggi noi lo stesso coraggio di fronte alle tante mafie che si annidano nei nostri territori?

Tutto si tiene. Così come l’amore per i bisognosi di don Tonino Bello rimanda alla

visione di don Mazzolari che vedeva nei poveri una sorta di fratelli carnali di Gesù, la cura dei giovani e la lotta per affrancarli da schiavitù diverse, dall’ignoranza, dalla delinquenza, accomuna don Zeno, don Puglisi e don Milani.

Il sentiero che ci indica il Papa passa per la testimonianza e la profezia di preti umili e concreti, attenti a cogliere le sfide del tempo, legati al territorio e alla loro gente, con lo sguardo limpido rivolto al futuro.

Cardinale Gualtiero Bassetti