Repubblica Democratica del Congo:
Appello dei missionari
Comboniani
La direzione generale dei missionari comboniani
ha rivolto un accorato appello
all'opinione pubblica e ai vescovi italiani perché
insieme si adoperino a rompere il silenzio
su quanto avviene nella Repubblica democratica
del Congo, raccontando gli orrori che vi
sono perpetrati, ma soprattutto spiegando che
la ragione di tale silenzio "sta nel fatto che in
quel Paese si concentrano troppi ed enormi interessi
internazionali sia degli Stati Uniti come
della Unione europea, della Russia come della
Cina". Il Paese infatti è potenzialmente tra
i più ricchi d'Africa, soprattutto per i metalli
utilizzati per le tecnologie più avanzate: coltan,
tantalio, litio, cobalto. "La maledizione
di questo Paese è proprio la sua immensa ricchezza.
Per questo, oggi, il Congo è un paese
destabilizzato in preda a massacri, uccisioni,
violenze, soprusi, malnutrizione e fame". La situazione
è grave nel Nord Kivu, dove operano
i "ribelli" delle Forze democratiche alleate che
hanno contatti con Boko Haram (Nigeria),
al-Shabaab (Somalia) e al-Qaida.
A fame le spese sono migliaia di congolesi
innocenti, tra cui laici cristiani, sacerdoti e
missionari. Nel Sud Kivu gruppi armati controllano
le miniere di coltan, sfruttando il lavoro di circa
40.000 bambini. Nell'estremo nord, zona Bunia-
Ituri, nel Kasai ricco di diamanti, e nel Katanga,
ricco di cobalto, non cessano saccheggi e massacri.
Conseguenza di tutto questo sono 4 milioni di rifugiati
interni, 750mila bambini malnutriti, 400mila
a rischio morte per fame. Oltre tutto questo - ed è
notizia di queste ultime settimane - è ricomparso
nel Paese l'incubo "Ebola" che tra il 2014 e l'inizio
del 2016 contagiò in Africa oltre 28 mila persone,
con oltre 11 mila decessi.
 
Non pensare mai che non hai niente da dare o che non hai bisogno
di nessuno. Molta gente ha bisogno di te, pensaci.
Ognuno di voi pensi nel suo cuore: molta gente ha bisogno di me
(Francesco ai giovani cileni, 17 gennaio 2 O18)